Mini blog

Immagini e riflessioni

Questa pagina è come un cantiere in cui la psiche lavora con immagini e riflessioni.
Raccolgo in questo spazio alcuni pensieri che potrebbero essere di spunto per le associazioni e le riflessioni personali di ogni lettore.

E-speranza

E-speranza

Abbiamo bisogno di speranza e di vedere un arcobaleno. Avevo già parlato a gennaio del simbolo “gettonato” dell’arcobaleno che è stato scelto come bandiera per il movimento LGBTQ e per i movimenti pacifisti per citare solo i più conosciuti. Storicamente è stato anche usato come simbolo del ponte tra il mondo terreno e il mondo ultraterreno. È un arco, un ponte colorato ed effimero che non possiamo toccare ma vediamo e di cui non metteremmo mai in dubbio la sua esistenza, come il fatto che sia collegato immaginativamente alla speranza che torni il sole dopo una tempesta.
Adesso, in piena emergenza Covid, stiamo assistendo a un apparire di arcobaleni disegnati da bambini con la scritta “andrà tutto bene”. Molte volte i cartelloni preparati dai bambini sono grandi più dei loro creatori e si può immaginare il grande tempo necessario alla preparazione. Hanno dovuto aspettare e sperare di fare un buon lavoro, disegnare un bel arcobaleno e colorarlo con precisione. Ci vuole tempo, ci vuole speranza e può costare fatica. In alcune lingue di origine latina aspettare e sperare sono un unico verbo: esperar. Coltivare la speranza e aspettare non farà certamente miracoli. La stessa speranza, però, può essere il ponte che attraversiamo a tentoni con lentezza e fiducia mentre aspettiamo, speriamo e attraversiamo l’evolvere della crisi. Tanti colori possono rappresentare tante emozioni, che in questi giorni sono più intensi. Nell’immagine dell’arcobaleno più colori, più emozioni, convivono assieme per creare il nostro ponte di speranza che ci può portare a un dopo, a un oltre…
La stessa barca

La stessa barca

In questi giorni trovo che sia molto importante curare le relazioni e creare degli spazi di condivisione per affrontare questo momento molto difficile per tutti. Se fino a due settimane fa la tecnologia aveva più rischio di farci estraniare, ora invece viene usata con maggiore consapevolezza per lavorare, fare riunioni, fare videochiamate con parenti che non si possono incontrare, fare aperitivi su Skype con gli amici o lezioni di yoga online.
Ho passato dei giorni in cui ho lavorato molto e ho potuto fare intervisioni con i colleghi e quello che ho sentito è che i gruppi, la comunità e le famiglie possono continuare a lavorare e a condividere in modi diversi ma sicuramente creativi. Negli incontri virtuali che ho avuto, spesso mi affiorava in mente uno dei fattori terapeutici più forti che vengono attivati nei gruppi, che Yalom aveva chiamato “Siamo tutti sulla stessa barca”. Ossia ci troviamo a condividere le stesse paure, le stesse rabbie, le stesse speranze e sentiamo di essere parte della stessa comunità umana. Purtroppo ci sono molte persone che stanno soffrendo tantissimo e spero che tutti ci impegneremo ad agire con saggezza e ad attivare la protezione verso l’altro. Gli alberi stanno continuando ad abbracciarsi, loro possono. Se sentiamo di essere parte di un tutto e che questo tutto va curato, curiamo anche noi stessi e prima potremo tornare ad abbracciarci come gli alberi della foto.
Una buona zuppa

Una buona zuppa

In questi giorni trovo che sia molto importante curare le relazioni e creare degli spazi di condivisione per affrontare questo momento molto difficile per tutti. Se fino a due settimane fa la tecnologia aveva più rischio di farci estraniare, ora invece viene usata con maggiore consapevolezza per lavorare, fare riunioni, fare videochiamate con parenti che non si possono incontrare, fare aperitivi su Skype con gli amici o lezioni di yoga online.
Ho passato dei giorni in cui ho lavorato molto e ho potuto fare intervisioni con i colleghi e quello che ho sentito è che i gruppi, la comunità e le famiglie possono continuare a lavorare e a condividere in modi diversi ma sicuramente creativi. Negli incontri virtuali che ho avuto, spesso mi affiorava in mente uno dei fattori terapeutici più forti che vengono attivati nei gruppi, che Yalom aveva chiamato “Siamo tutti sulla stessa barca”. Ossia ci troviamo a condividere le stesse paure, le stesse rabbie, le stesse speranze e sentiamo di essere parte della stessa comunità umana. Purtroppo ci sono molte persone che stanno soffrendo tantissimo e spero che tutti ci impegneremo ad agire con saggezza e ad attivare la protezione verso l’altro. Gli alberi stanno continuando ad abbracciarsi, loro possono. Se sentiamo di essere parte di un tutto e che questo tutto va curato, curiamo anche noi stessi e prima potremo tornare ad abbracciarci come gli alberi della foto.
Resilienza di un ramo spezzato

Resilienza di un ramo spezzato

Possiamo essere come il ramo spezzato di questo albero, che non solo è sopravvissuto, ma sta pure rimettendo le foglie, come ha sempre fatto da quando è nato e come fanno gli altri rami non spezzati e anche altri anch’essi spezzati.
Mi sembra un’immagine più forte di tante parole che si possono fare intorno al concetto di resilienza e alla capacità di affrontare le avversità. Possiamo anche noi mettere nuove foglie, magari fiorire e ispirare i viandanti perché possano avere maggiore fiducia nelle capacità trasformative della natura.
Nato in teatro

Nato in teatro

Il termine “ruolo” è diventato parte delle scienze umane, della sociologia, della psicologia, dell’antropologia. Lo ritroviamo spesso nella lingua parlata, nello sport, nei videogiochi, nelle aziende, nelle organizzazioni e via dicendo.

Indica il modo in cui un individuo si comporta, agisce e fa esperienza, e come ci aspettiamo che agisca, in una determinata situazione in cui sono coinvolte altre persone o oggetti.

Spesso ci si dimentica però l’origine delle parole e in questo caso abbiamo una parola che è nata in teatro: rotulus, da cui deriva il vocabolo “ruolo”, erano per gli antichi romani le parti degli attori scritte su dei rotoli di carta, che venivano imparate a memoria dagli attori per poter interpretare un personaggio sul palcoscenico.

Nella vita tutti abbiamo numerosi ruoli, alcuni molto evidenti e consapevoli e altri che non sentiamo nemmeno di avere dentro, che eventualmente vediamo solo negli altri ma che, potenzialmente, possiamo esplorare per riconoscerli e svilupparli.

Essere consapevoli dei diversi ruoli attivi e potenziali aiuta lo sviluppo e l’integrazione del nostro sé.
J. L. Moreno, padre dello psicodramma, ci ha mostrato che è evolutivo e terapeutico giocare più ruoli possibili e diventare attori e protagonisti nel nostro teatro dell’anima.

A carnevale ogni scherzo vale

A carnevale ogni scherzo vale

Sembra che la parola Carnevale derivi dal latino carnem levare, in riferimento all’avvicinarsi del periodo di Quaresima che per i cristiani comporta l’astensione, il digiuno e la penitenza.
In questo periodo abbiamo un passaggio tra gli opposti dell’eccesso, dello scherzo e della sfarzosità con la rigidità della privazione, del digiuno e del silenzio rispettoso della preghiera.
Il Carnevale ha radici nelle festività antiche greche e romane dedicate a Dionisio e Saturno in cui si compensava alla quotidiana rigidità dei ruoli sociali con il loro stravolgimento e, ad esempio, il servo e il padrone si invertivano i ruoli, l’ordine sociale veniva completamente rovesciato e si dava vita a grande dissolutezza e si coltivava lo scherzo.
Da un punto di vista simbolico abbiamo un rinnovamento ciclico annuale che da un ordine costituito passa attraverso un periodo di caos, di scherzi e di maschere per poi tornare a un rafforzamento dell’ordine di partenza.
In questo senso, se ci sintonizziamo su questi significati, possiamo avere una buona occasione per ritualizzare una purificazione e ripartenza.

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